- Emanuele Spagnuolo
- Approfondimenti
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La mia lettera d'amore per lo Chablis.
Non innamorarsi dello Chablis per un purista come me, che nel suo percorso degustativo cerca e ricerca acidità, mineralità e sapidità, a volte anche a scapito della perfetta armonia di un vino, è cosa pressoché impossibile.
Per me lo Chablis è stato amore a prima vista, un'occhiata e via, la frittata è fatta!
Amo lo Chablis, amo anche i suoi difetti.
Lo amo quando è giovane, esuberante e scontroso nella versione superba che un produttore grandioso come Vincent Dauvissat può regalarci, e lo amo da giovane, quando nelle mani del maestoso Raveneau sembra poco più di un vinello.
Lo amo ancora di più quando invecchia. Quando si scopre nella sua grandezza. Ricordo ancora quel viaggio che mi cambiò la vita proprio a Chablis.
Ricordo ancora quella visita da Duplessis, produttore che ho importato per diversi anni e che ritengo grande. Il figlio Lilian mi stappò un Tonnerre 1996, sarà stato il 2015, forse uno, due anni prima.
Quel vino è ancora stampato nella mia memoria, dopo anni di grandi assaggi.
Quel vino è difficilmente superabile. Grasso opulento, ma terribilmente "incazzato" ancora dopo così tanti anni.
Un re vigoroso, che guadagna in saggezza, ma non arretra di mezzo passo, con sicura consapevolezza della sua maestosità e delle carte che può giocarsi.
Amo lo Chablis per la sua diversità, il suo modo di apparire nel bicchiere, le sue mutazioni.
Può essere chiuso o più aperto, fruttato con note esotiche o terribilmente minerale, è il mio compagno di giochi perfetto, quello che voglio vicino a me.
Amo lo Chablis perché le vigne sono a Nord, terribilmente a Nord, quasi al limite della viticoltura sostenibile.
Per chi è stato in inverno a Chablis è noto quanto faccia freddo, un freddo allucinante! Tanto freddo da farti andare bene anche quegli etti di burro che i francesi ti mettono in qualsiasi piatto.
C'è bisogno di calorie, c'è poco da fare. Fuori fa freddo!
Siamo a due passi dall'Aube, con un terroir molto più simile a Champagne che alla Cote d'Or borgognona.
Il calcare lascia spazio al gesso.
Amo lo Chablis perché non è un vino ruffiano, almeno escludendo le versioni industriali, sulla cui etichetta non dovrebbe esserci scritto quel nome cosi alto, cosi maestoso.
È un vino che divide, o piace o non piace, o lo ami o lo odi.
È un vino libero, non deve andare d'accordo con tutti i palati, ma solo con quelli che lo capiscono nella sua intrinseca e profonda essenza, con quelli che amano anche i suoi eccessi.
Tutto è semplice a Chablis anche le appellazioni. Il Grand Cru è uno solo punto e basta. Poco conta che sia suddiviso in sette vigneti ufficiali (Valmur, Les Clos, Vaudesir, Blanchot, Bougros, Grenouilles, Les Preuses).
Amo Chablis perché nasce in una terra perfetta e ideale per lo Chardonnay. Solo lì il vitigno può esprimersi nella massima libertà, senza briglie, senza compromessi.
Con volo pindarico ricordo in degustazione forse il miglior vino rosso da me mai bevuto, un vecchissimo Barolo del 1895. Quello che mi stupì di quel vino incredibile fu il rapporto con l'ossigeno. Il passare da una parte di chiusura olfattiva iniziale, per poi passare al caffè, come è normale in un vecchio rosso di 100 anni, ma poi con un salto degno del miglior trasformista, passare alla scorza d'arancia, senza più alcuna sensazione di vecchiaia, per poi ripartire dal via e ricominciare. Fu un turbine infinito di sorprese ed emozioni continue.
L'unico bianco in un bicchiere che ho tenuto fra le mani che ha fatto una cosa simile è stato un vecchio Chablis degli anni 60.
Amo lo Chablis perché rende anche i degustatori più bravi, più supponenti, più altezzosi, dei bambini sbalorditi con gli occhi spalancati davanti allo zucchero filato se decide di concedersi.
Ma se non lo fa risulterà semplicemente incomprensibile. A poco serviranno le note degustative o l'arrampicarsi sui vetri dei più prosaici degustatori. Non si è fatto acciuffare, non si è fatti rapire. Lo hai perso. Ritenta la prossima volta. A comandare è lui, non sei tu.
Amo Lo Chablis per come invecchia, e devo dire molto meglio degli Chardonnay della Côte d'Or, e se la gioca alla pari, palla al centro, con qualche Spatlese di alto livello.
Io Amo lo Chablis. Da tanti anni e credo proprio sarà amore eterno.
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