- Rossana Gentile
- Approfondimenti
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Un contadino anziano mi disse (in dialetto siciliano) “nemmeno mio figlio maschio vuole stare stare in Sicilia, lei femmina, cosa deve fare?”
“Ci sono rimasta lo stesso in Sicilia, anche se sono femmina, e lavoro la terra: un lavoro che adoro”.
Queste le parole gridate dal palco del concerto del 1 Maggio 2013 a Roma da Arianna Occhipinti, parole troppo potenti per lasciare indifferenti, parole cariche di passione e di coraggio.
Così ho deciso di dedicare una rubrica a tutte le "ragazze del vino", giovani donne che hanno avuto il coraggio di sfidare i pregiudizi e portare avanti le proprie idee e il loro stile personale, riuscendo a fare la differenza.
"Mi chiamo Arianna Occhipinti e produco vino in Sicilia". La mia rubrica parte proprio dalla sua storia:
Anticonformista e sognatrice, classe 1982, Arianna coltiva la terra e produce vino a Vittoria, in Sicilia, dove è nata e dove ha deciso di tornare. La storia è già sentita: come tanti giovani nati a cresciuti al Sud che sognano la città, anche Arianna sente la necessità di lasciare la Sicilia, così a 19 anni decide di trasferirsi a Milano dove si iscrive alla facoltà di viticoltura ed enologia.
Passato l’entusiasmo del primo anno, degli aperitivi sui Navigli e del tutto meraviglioso e stimolante, la mente inizia a tornare indietro ai luoghi della sua infanzia. Quando torna a casa a trovare la sua famiglia, la ragazza fa lunghe passeggiate nella natura e si rende conto di dettagli che fino a quel momento non aveva mai notato:
"Non avevo mai fatto caso al fatto che Vittoria si trovasse ai piedi dei Monti Iblei."
Una volta laureata Arianna non ha dubbi: saluta per l’ultima volta Milano e fa ritorno in Sicilia.
Il ritorno in Sicilia
Il primo periodo a Vittoria non è semplice, tutti gli amici che come lei erano partiti per gli studi erano rimasti fuori, ed ogni tanto la solitudine si fa sentire. Lei però ha un obiettivo: forse ancora non sa bene come, ma vuole mettere in pratica quello che ha imparato lì dove sono le sue radici. L'università le aveva dato tutte le basi sulla teoria, ma adesso ha bisogno di qualcuno che gli insegni come metterla in pratica, decide così di chiedere aiuto ai vecchi contadini della zona.
Uno dei punti di forza della ragazza è senza dubbio il suo ottimismo, che le permette di non lasciarsi scoraggiare dai pregiudizi degli anziani contadini che tentano di dissuaderla perché “lavorare la terra non è un lavoro da fimmina”.
Arianna non si è mai piegata, li ha conquistati con il duro lavoro e con il suo spirito positivo.
Nel 2004 ha dato vita al suo progetto partendo da 1 ettaro di terra nella contrada “fossa di lupo”, in una parte della Sicilia fatta di campagna e di roccia proveniente dai monti Iblei, forse la parte della regione meno conosciuta ma quella a cui Arianna è più legata, quella che considera sua. Qui, tra boschi di querce e alloro, la bellezza antica dei muretti a secco fa da anticamera all’aspro panorama dei monti.
Un lavoro sostenibile e rispettoso della natura
“Quando di un idea sei convinto, non la devi urlare, la devi semplicemente raccontare, con calma.”
Arianna ha mostrato il suo interesse verso un tipo di viticoltura sostenibile già dai tempi di quando studiava all’università, quando il fenomeno non era diffuso come lo è oggi ed i principi dell' agricoltura biologica e biodinamica venivano visti come delle “idee esoteriche”.
La produttrice ha dovuto lottare anche con questo preconcetto e ancora una volta non si è arresa, ha proseguito con le sue idee basate sul rispetto per la terra prima di tutto. Solo mantenendo l’equilibrio tra i vari elementi della natura essa sarà in grado di dare risultati, bisogna solo avere la pazienza di aspettare.
Per questo Arianna lavora la terra a mano, non fa uso di sostanze chimiche e cerca di mantenere il più possibile la biodiversità dell’ambiente circostante.
Per i suoi vini utilizza solo vitigni autoctoni della zona di cui predilige vecchi cloni o la selezione massale e l’innesto svolto in campo, in modo da far nascere uve più sane, più resistenti, che portano dentro una storia e un’identità ben precisa.
Frappato e Nero D’Avola sono le uve della zona utilizzate in assemblaggio per creare il Cerasuolo di Vittoria, unica DOCG della regione, anche se il suo Frappato in purezza rappresenta il primo progetto da cui ha sempre creduto fortemente, e probabilmente il vino a cui è più legata.
In cantina le fermentazioni sono spontanee quindi a carico di soli lieviti indigeni naturalmente presenti nell’uva, e vengono svolte in cemento, materiale che permette uno scambio di ossigeno con l’esterno e quindi che il vino inizi già un processo evolutivo in questa fase.
Quelli di Arianna Occhipinti sono vini naturali, sinceri: con le loro piacevolezze e durezze parlano di una terra meravigliosa e contraddittoria che è la Sicilia. Dicono di un modo diverso di fare vino e raccontano l’anima di Arianna stessa.
“Ci sono rimasta lo stesso in Sicilia, anche se sono femmina, e lavoro la terra: è il lavoro che adoro”
Oggi, Arianna Occhipinti è uno dei volti femminili del mondo del vino più conosciuti in Italia: non è solo la portavoce di un modo diverso di fare vino, di rispettare l'equilibrio della natura e di tutti i suoi elementi.
Lei rappresenta tutte le donne, viticoltrici e non solo: le sue parole sono un invito a non arrendersi mai nonostante le difficoltà e i pregiudizi, e trovare la forza ed il coraggio di far uscire le guerriere che hanno dentro.
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