- Rossana Gentile
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I vini della Savoia, per anni rimasti “nell’ombra” delle Alpi occidentali da cui sono circondati, si stanno facendo timidamente strada nel panorama francese ed estero grazie principalmente a due punti di forza: la presenza di una gran numero di vitigni autoctoni poco conosciuti ed il lavoro attento di molti viticoltori della zona, mirato a valorizzare il territorio e proteggere l’ecosistema attraverso una tendenza sempre più attiva nell’adottare pratiche di viticoltura biodinamica.
Una gran numero di vitigni locali
Come succede per altre zone come per esempio la Valle d’Aosta, anche la Savoia gode della presenza di svariate specie di uve autoctone, spesso di origine antica ed in via d’estinzione (23 per l’esattezza). Questo dipende dal fatto che la maggior parte dei vigneti sono situati ad alta quota in posizioni impervie dove altre specie farebbero fatica a crescere e svilupparsi adeguatamente.
Questi vitigni rari rappresentano un patrimonio inestimabile custodito nelle storie di uomini e donne che hanno domato ripidi pendii e padroneggiato le situazioni climatiche più impervie, per far crescere queste uve insolite dal carattere unico.
Oltre quindi al valore storico, un altro fattore favorevole è che la maggior parte di queste uve matura tardivamente dando vita a vini con potenziale alcolico minore, aspetto che rappresenta un vantaggio nel contesto di cambiamento climatico che si sta verificando ultimamente.
I vini della Savoia sono in generale "vini di montagna" caratterizzati da una generale dose di freschezza e leggerezza, ma ogni bottiglia parla la sua lingua e custodisce caratteristiche uniche.
Per approfondire i vitigni della Savoia: I vini della Savoia.
I produttori e la viticoltura Biodinamica
L’agricoltura biodinamica ricopre un ruolo fondamentale per la viticoltura in Savoia. Il movimento, spinto da giovani produttori locali, si è diffuso talmente tanto nella regione che anche le aziende più storiche e tradizionali si sono inevitabilmente accostate a questo tipo di filosofia produttiva ispirata alle idee di Rudolf Steiner.
Questa tendenza ad accostarsi ad un tipo di viticoltura sostenibile è sicuramente stato agevolato dalla purezza di un paesaggio incontaminato che ospita la maggior parte dei vigneti della Savoia.
Come in tutte le realtà, anche la storia e la fama dei vini savoiardi passa attraverso la presenza di alcune aziende particolarmente rilevanti, vediamo quali sono:
Il Domaine Louis Magnin è una realtà di 8 ettari vitati sita ad Arbin, e rappresenta una delle realtà più importanti della Savoia perchè è la prima azienda ad essere riconosciuta anche all’estero grazie ai punteggi importanti ricevuti da Robert Parker. Louis stesso, oggi alla gestione dell’azienda, ha raccontato di come all’inizio fosse scettico nei confronti di questa nuova tendenza, soprattutto nella preparazione dei preparati biodinamici, ma di come si sia reso conto lui stesso di quanto queste tecniche sostenibili potessero giovare al suo vigneto.
Il Domaine Louis Magnin è certificato biologico dal 2012 ma pratica viticoltura biodinamica dal 2010.
Il Domaine Gilles Berlioz, sito a Chignin, è l'alfiere dell'agricoltura biodinamica in Savoia. Gilles è stato il primo a credere ed applicare i metodi biodinamici, prima che il fenomeno diventasse virale nella regione. Alcuni colleghi di Grandi Bottiglie sono stati ospitati nel Domaine dove hanno avuto la possibilità di conoscere dal vivo i talentuosi ed eclettici proprietari del Domaine.
Si è detto che i vini della Savoia restano ancora mediamente sconosciuti nel panorama internazionale (soprattutto in Italia), ma le bottiglie del Domaine Gilles Berlioz hanno recentemente acquisito una grande fama e sono riconosciute e ricercate dagli amatori di vini naturali di tutto il mondo.
Il Domaine Dupasquier è il maggior rappresentante del Cru Marastel, il vigneto più importante per il vitigno Roussette de Savoie, da cui si produce uno dei vini bianchi più longevi della regione. Sotto gli insegnamenti del papà Noel, David e Veronique portano avanti un lavoro attento e sostenibile, nella loro azienda sita a sud-ovest della Savoia. Parecchio interessante anche il loro rosso Mondeuse, un vitigno autoctono della regione che per speziatura ricorda molto il vitigno Syrah (in effetti siamo molto vicini alla Valle del Rodano).
Degno di citazione è anche il Domaine Saint Germain, una giovane realtà vinicola indipendente sita a Saint-Pierre d'Albigny, che recentemente ha incrementato la sua carta di vini con due etichette ottenute da un blend di diversi vitigni provenienti da zone differenti (Savoia, Valle d'Aosta e il Vallese), accomunate dal terroir montano e dalla presenza di tanti piccoli vitigni autoctoni.
"Vin d'hauteurs" è il nome di questo progetto, nato con lo scopo mettere insieme realtà diverse che hanno il medesimo obiettivo di valorizzare i vini delle Alpi.
Questo viaggio virtuale in Savoia ha lasciato in me l'idea di un grande amore per la terra: mi affascina la lotta di questi produttori a cui, più che il successo personale interessa la valorizzazione di un territorio, la condivisione di realtà ed esperienze diverse fatte di persone, animali ed elementi naturali, a ricordarci che "l'unione fa la forza".
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